Laura Miserocchi Sono nata di sabato sera alle 21,30 o giù di lì mentre mio padre stava suonando con la sua orchestra poco distante da casa nostra. Alla mia nascita lo andarono a chiamare per dargli la possibilità di venire a vedere la sua primogenita. Appoggiò nella mia culla, da una parte una partitura di musica e dall’ altra il suo violino: ero già segnata dal destino. Iniziai a 5 anni a studiare il violino, un minuscolo ½ violino che conservo ancora. Ho ricordi vividi delle bacchettate sulla testa quando sbagliavo… facevano malissimo ma più che altro “bruciava” il fatto di non poter scendere in cortile a giocare con gli amichetti di cui sentivo le risate. Studiai violino e solfeggio fino ai 12, 13 anni credo, poi iniziò ad insegnarmi a suonare il sassofono. Nel frattempo aveva tirato su a pane e musica anche Maura e Urbano, i miei fratelli minori, in attesa che crescesse Ornella, la più piccolina. La mattina papà ci svegliava suonando la tromba e poi iniziava a chiedere da quali note fosse formato il tale accordo o le note della varie scale con relativi diesis e bemolli…… Ho ricordi delle partiture per grande orchestra appese dappertutto in casa e di noi che suonavamo tutti insieme, papà alla tromba, nostro zio materno Franco Bertagnini, io e Maura al sax e Bani alla tromba. Devo raccontare delle nostre estati da ragazzi. Allora la scuola in estate chiudeva per tre mesi, papà suonava all’estero e tutta la famiglia lo raggiungeva ovunque lui fosse. Le nostre giornate, in quei periodi estivi, le passavano più che altro studiando musica e “montando” pezzi vocali. Solo alcuni pomeriggi erano dedicati alle gite o ai giochi e due sere alla settimana ci faceva esibire, accompagnati dalla sua orchestra, in 5-6 canzoni . La solista era sempre Ornella, la piccolina, mentre noi 3 fratelli più grandi facevamo le altre non semplici voci. Abbiamo anche vinto un concorso per voci nuove a Stresa, al Palazzo dei Congressi, credo ci siano orribili foto di quelle esibizioni e della premiazione, in cui piangevamo tutti…. siamo sempre stati una famiglia di piagnoni emozionabili… che sia la musica a rendere l’animo così sensibile? VITA DI GRUPPO Iniziai in gruppo per caso, con Gigi Saccani e Bani dopo lo scioglimento dei Boys: avevo 18 anni . Debuttammo al Trocadero, insieme a Riccardo Miserocchi e Ugo Bianco al basso e fu subito successo. Vorrei dire senza modestia che eravamo tutti musicisti e avevamo quello che si dice “una marcia in più”. Poco dopo entrò Maura nel gruppo e le nostre versioni dei pezzi Rhythm & Blues, Beat e Rock del momento, con tre “fiati” in sessione (io e Maura al sax e Bani alla tromba), riempivano la sala di ballerini in un batter d’occhio. Se dovessi raccontare per filo e per segno tutto quello che è successo nella mia vita musicale saremmo qui fino a domani per cui cercherò di sintetizzare… ma una cosa è doveroso raccontarla . MINA Un giorno pensammo che avremmo dovuto incidere qualche pezzo e mandarlo in giro per locali per lavorare anche fuori dalla zona. Il gruppo era formato da Laura, Maura, Bani, Gigi Saccani, Riccardo Miserocchi alla batteria e Renzo Reami alla chitarra, che aveva sostituito Ugo. Decidemmo per un pezzo dei Mamas & Papas, “Dedicated to the one I love”, una canzone con un vocale delicato e molto complicato. Cercammo una sala d’ incisione e passammo una giornata a registrare prima la base musicale poi la parte vocale. A quei tempi il trasferimento dal nastro all’acetato (il primo disco dal quale poi sarebbero stati ricavati tutti gli altri), veniva fatta in una sola sala di Milano. Il tecnico che se ne occupò lavorava anche come tecnico di registrazione di Mina, alla Basilica di Sant’ Eufemia di Milano (chiesa sconsacrata e da tempo sala d’incisione della PDU di Mina). Quella notte, dopo aver “masterizzato” il nostro pezzo, il tecnico Abramo Pesatori doveva lavorare in Basilica con Mina e Martelli. Portò con se il nostro acetato e disse: vi devo far sentire una cosa. Ci raccontarono poi che Mina disse di volerci sentire dal vivo, non ci credeva che l’avessero registrata dei ragazzini. Ci convocarono e partimmo con tutti gli strumenti, senza dare molta importanza alla cosa, mica ci credevamo che fosse davvero lei a volerci ascoltare. In “Basilica”, mentre stavamo montando gli strumenti, ad un certo punto sentimmo un’agitazione generale e poco dopo una risata cristallina e potente. E arrivò lei… Mina: ho un ricordo strano e confuso, probabilmente devo aver perso i sensi per un attimo 🙂 Ricordo una donna altissima, con un cappello larghissimo, insomma era tutto issimo quello che la riguardava, anche il fatto che fosse bellissima..una visione insomma…. Se Mina oggi è un mito nel ’69 era di tutto e di più Noi tutti a testa bassa e a questo punto terrorizzati, continuammo a montare i nostri strumenti e ad un certo punto di fronte a noi si sedettero LEI e il suo papa e Augusto Martelli, il capo delle edizioni, il suo paroliere personale, Paolo Limiti ed altri… e noi iniziammo a suonare. Non ricordo cosa abbiamo fatto, certo vollero ascoltare “Dedicated to the one I love”, e poi buona parte del nostro repertorio. Ci fecero firmare il contratto qualche giorno dopo, andammo a Lugano con i papà perchè eravamo minorenni e dovettero firmare per noi. I DOMODOSSOLA Fu Mina a decidere che ci chiamassimo “I Domodossola”. Personalmente non mi è mai piaciuto quel nome, ma ce lo affibbiò e ce lo tenemmo, nessuno avrebbe osato contraddirla. E da qui… debutto nel Settembre ’69 alla Gondola d’Oro di Venezia con Amori miei in Mondovisione e poi i Festival di Sanremo nel ’70 e nel ’74, Caravelle di Bari al Petruzzelli e dischi per l’estate e tante trasmissioni radio e tv, tanta roba, troppa per raccontarla tutta. Nel frattempo Gigi Saccani, causa il militare, aveva lasciato il gruppo. Fu sostituito da Franco Bertagnini al sax e flauto, che aveva anche lui studiato musica con mio padre e già da tempo musicista professionista. Più avanti Ettore Bilello sostituì Renzo Reami. Nel tempo si avvicendarono altri:Alberto Marazz, Franco Testa, Lino Manzoni, Pier Michelatti, Renato Pompilio. Abbiamo suonato e cantato con talmente tanti artisti che elencarli qui sarebbe impossibile. Io e Maura abbiamo avuto l’onore di cantare con Mina per una colonna sonora di un film francese. Spesso facevamo i coristi della grande orchestra di Augusto Martelli, sia per pubblicità che per colonne sonore come il Dio Serpente. Djamballà, per intenderci, è cantata da tutti noi Domodossola. Anche il maestro Alberto Baldan Bembo ci voleva per i suoi lavori di pubblicità, per le sue colonne sonore di film, per i cori nei suoi arrangiamenti per altri cantanti del momento come Cristian, Nicola di Bari, Ornella Vanoni, Gianni Nazzaro. Lavorammo molto anche con il fratello più famoso: Dario Baldan Bembo. Il fatto di lavorare a stretto contatto con i musicisti “turnisti” dell’epoca, ci procurò innanzitutto molta stima da parte loro e poi, ai vari festival, noi ci sentivamo in famiglia insieme a loro, erano la nostra sicurezza, soffrivano e gioivano con noi e per noi. Il primo violinista ( e capo orchestra) quando salimmo sul palco di Sanremo per le prove, già la prima volta nel ’70, si alzò a salutarci, fra l’invidia/stupore degli altri cantanti presenti. Durante la serata, all’ entrata sul palco, per l’ emozione sbagliammo i microfoni: non il n°2 tarato per i solisti e il n°3 per il coro ma usammo il n°1 (che era semispento) per i solisti e il n°2 (per i solisti più forte di volume) usato invece per i cori. In televisione sentirono più che altro le voci di Riccardo, Renzo e Franco che della canzone non erano le voci soliste principali. In sala invece l’audio era affidato ai tecnici della LEM, con cui avevamo un rapporto speciale e loro si accorsero subito dell’ errore e dettero gas ai microfoni giusti….. I Domodossola, per la particolarità delle nostre voci venne usato per tarare quasi tutti i prototipi di impianti voce LEM tra il ’70 e il ’77. Per la scelta del pezzo da presentare a Sanremo nel ’70, preparammo dei provini di 2 pezzi per i cantanti giovani e a Lugano li facemmo sentire a Martelli e a Mina. C’era un bellissimo nanerottolo che girava intorno a noi mentre montavamo i pezzi, era Massimiliano Pani. …. poi a Sanremo, fummo inseguiti dai fotografi, non tanto per merito nostro ma perchè coincise con l’addio di Mina ad Augusto Martelli, il nostro direttore d’ orchestra, lasciato improvvisamente per l’uomo che divenne suo marito e padre di Benedetta, Virgilio Crocco. Vivemmo la nascita di Benedetta a Milano, portammo a Mina i fiori in ospedale. Quando al nostro secondo Sanremo, sotto la direzione del M° Alberto Baldan Bembo il chitarrista sbagliò introduzione di “ Se hai paura”, ricordo lo sguardo di due o tre dei nostri amici carissimi musicisti (l’ orchestra allora stava sotto il palco): hanno alzato la testa guardandoci in preda al terrore, ma la partenza era affidata a Bani, che ha l’orecchio assoluto ed andò tutto liscio come l’olio. Di aneddoti così nella nostra carriera ce ne sono a bizzeffe. Passammo anche un’ intera estate, nel 1974, in giro per l’ Italia in tournèe di Gino Bramieri. Il suo impresario Elio Gigante, il direttore d’orchestra Aldo Buonocore e il coreografo, Franco Miseria mi sembra (sudò sette camicie per insegnare a me e a Maura a muoverci con un po’ di grazia e insieme:-) si piazzarono per una settimana a Domodossola, nella mitica cantina di Corso del Popolo dove facevamo sempre le prove. Lui, il grande Gino, arrivò a spettacolo imbastito e alla fine delle prove, un avvenimento per Domodossola, fu la nostra prova generale, con gente trovata per caso nei bar, in strada ed invitata in quella cantina che fu piena all’ inverosimile, in un batter d’ occhio…. poi ci furono le 67 serate in giro per l’Italia, spesso inseguiti dai fotografi. In quegli anni suonammo come orchestra di base e per mesi alla Bussola di Bernardini, a Focette. Lì abbiamo visto passare tutti i più grandi artisti italiani e internazionali ma soprattutto, abbiamo vissuto il terrore di Mina, nei camerini, prima di ogni sua esibizione. Praticamente Elio Gigante la doveva spingere fuori poi, una volta sul palco e sotto le luci, lei diventava la donna più sicura, ironica e pazzescamente brava ed intonata e carismatica che avessimo mai visto su un palcoscenico. Ho smesso con i Domodossola, a 31 anni e l’addio è coinciso con il definitivo addio da parte mia al microfono ma non al palcoscenico, che ho ripreso a calcare facendo teatro a livello amatoriale ma molto impegnativo. Ma questa è un’ altra storia. Laura Miserocchi