Pierluigi Saccani Nel DNA della mia famiglia, la musica, c’è! Un nonno romagnolo, fisarmonicista, sepolto in America dove era emigrato. Un padre che suonava chitarra e mandolino in un gruppo musicale, la estudiantina, credo, che andava, a richiesta dell’innamorato, a suonare serenate sotto alle finestre delle ragazze, come si usava fare negli anni trenta. Una madre e due sorelle che suonavano il piano. Enrica, la sorella piu’ grande di tre anni rispetto a me, ha frequentato per 10 anni il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano diplomandosi a pieni voti e proseguendo nello studio della musica con altri due anni di armonia e otto di composizione. Dovendo poi scegliere se fare la concertista o formare una famiglia ha scelto la seconda opzione. Ora è nonna di 4 nipoti e nella vita ha insegnato musica alle scuole medie. La natura ci ha regalato l’orecchio assoluto e da bambini facevamo a gara per indovinare le note. A turno, girati di schiena per non vedere il piano, buttavamo le mani a casaccio sui tasti, formando dissonanze e la sfida veniva vinta da chi indovinava più note. Giochi di gioventù… Mio padre decise che dovevo seguire le orme del nonno e mi mandò a scuola di fisarmonica, a 5 anni, dalle sorelle Viarana. Si può dire che ho imparato prima a leggere le note che non le parole. Ricordo che a quei tempi prima di “prendere in mano” lo strumento si facevano dei gran solfeggi. La prima volta che ho debuttato su un palco avevo 6 anni. Essere davanti ad un pubblico seduto, in attesa di ascoltare cosa potevo eseguire, mi ha suscitato una grande emozione. Quando Febo Conti, presentatore della RAI, mi ha intervistato e mi ha chiesto quanti anni avevo, ho detto il giusto ma alla domanda: da quanto tempo suonavo.. ho dichiarato 7/8 anni anziché 7/8 mesi… capita… La fisarmonica non era considerato uno strumento nobile per cui, non essendo ammessa al conservatorio, per sostenere l’esame per passare all’anno successivo, andavo a Milano, presso “l’accademia parificata Stajano” diretta dal maestro Rino Rebecchi. A 13 anni ho sostenuto l’esame di teoria e solfeggio al conservatorio G. Verdi meritando un 10 con menzione di lode, esaminatori nientemeno che Lazzari e Cavanna. A 15 anni ho ottenuto il diploma di magistero superiore e concertista con tanto di medaglia d’oro.Ad eccezione di un 9 in un esame in cui non ho dato il meglio si può dire che ho avuto quasi tutti 10 nel mio curriculum musicale (non male per un”bocia”). Alla scuola Viarana ho fatto parte del quartetto dei piccoli come prima Fisarmonica e, successivamente, ho fatto parte del complesso dei grandi, pur essendo in tenera età, facendo sempre la parte prima assieme a Giovanna, la mia insegnante, di cui ero anche il cocco. Si suonava solo musica classica…che palle! Così io e Giovanni Vanetti, finite le prove ufficiali del complesso, andavamo nel prato sottostante con la banda degli amici e suonavamo finalmente un po’ di canzonette ad “uregia”(orecchio). Le signorine Viarana in estate, con le finestre aperte, a volte ci sentivano e alla prima occasione stigmatizzavano dicendoci che quella era musicaccia… finchè una volta accadde che in un concerto a Villa Aminta, di fronte ad un pubblico particolarmente giovane che, va bene Verdi, va bene anche Rossini ma dopo un po’ volevano ascoltare la musica leggera che era in voga allora. E così le signorine Viarana, timidamente, chiesero a me e Giovanni se potevamo eseguire alcune canzonette. La serata così si risollevò, il pubblico gradì e venne così coinvolto. Con il complesso di fisarmoniche abbiamo partecipato ad importanti concorsi nazionali come a Pavia e Merano con buoni risultati. Una volta diplomato avevo voglia di provare altri strumenti così capitai in un salone della casa parrocchiale dove stava provando un complesso con le chitarre elettriche. Cercavano un bassista e mi sono detto: “non sarà poi cosi’ difficile suonare il basso!” e mi proposi. A casa tolsi 2 corde ad una chitarra e cominciai a studiare e 40 giorni dopo ero su un palco a Villadossola in una serata di beneficenza che doveva aiutare il parroco alla costruzione della nuova Chiesa. Per acquistare il mio primo basso (con grande rammarico di mio padre) vendetti la fisarmonica, che rimane l’unico strumento che ho saputo suonare ad un buon livello. Erano così nati “I Boys” con Gianni e Piero Boldini alle chitarre,Gabriele Menna alla batteria, Giovanni Vanetti all’ organo, Enrico Tanzarella cantante solista ed io al basso elettrico. Il primo complesso è come il primo amore: non si scorda mai. A distanza di 50 anni siamo rimasti amici come e piu’ di prima. Poi Enrico per lavoro andò in Svizzera, Giovanni intraprese gli impegnativi studi di ingegneria e mollò il gruppo ed in 4 continuammo, con un discreto successo, suonando prevalentemente nelle sale del Piemonte e della Lombardia. A Pallanza, all’Artigiana, per gioco facemmo cantare Gianni da solista (sino ad allora diffidato ad avvicinarsi ai microfoni) e successe il finimondo: giacche che volavano, tavolini ribaltati per la carica che il nostro nuovo cantante riusciva a trasmettere. Allora ci siamo detti “sarà stonato…ma funziona”. Rinnovammo il repertorio inserendo pezzi dei Rolling Stones, di James Brown o di Rhythm & Blues facendo cantare anche Gianni con la sua voce rauca e ci presentammo ad uno spettacolo al Filodrammatici di Domo intitolato: “La Proposta” in cui i giovani del pubblico manifestarono un entusiasmo tale da impensierire i tutori dell’ordine pubblico che calmarono i più esagitati. Per essere ancora più completi come formazione decidemmo di inserire un nuovo elemento. Avevamo sentito un ragazzino poco più che quattordicenne ma dalle grandi possibilità musicali, che poteva suonare basso e tromba, figlio di uno dei più grandi musicisti che abbiamo avuto nell’ Ossola e direttore dell’ orchestra che portava il suo nome: Ilario. Ci siamo detti: buon sangue non mente e vedemmo giusto. Avevamo trovato il quinto elemento: Bani Miserocchi. Quando i ”Boys” si sciolsero per vari motivi io e Bani abbiamo proseguito il cammino assieme e dopo un paio di complessi, comunque validi, siamo arrivati ad una formazione con le due sorelle di Bani, Laura e Maura, cantanti, il loro cugino Ricky alla batteria e Renzo Reami alla chitarra. Incidemmo a nostre spese un disco di prova, ”Dedicated to the one I love” in cui veniva evidenziato un vocale notevole, con un impasto di voci ed un finale con un intreccio di movimenti decisamente bello. Fu fatto ascoltare a Mina che, pare, disse: questo è stato montato in sala di incisione ma dal vivo non possono fare queste cose… Ci concesse una audizione in una basilica sconsacrata di Santa Eufemia a Milano, che usava come sala di registrazione, e lo eseguimmo preciso al disco. Osammo fare anche un suo pezzo ”E se domani” a 4 voci e così ci scritturò per la PDU che era la sua casa discografica. Il nome Hi-Fi club che avevamo non Le piaceva e così disse: perché voi che venite da Domodossola non vi chiamate “i Domodossola”? Potevamo dire di no?E così fu. Mi onoro di essere stato nominato capo di una orchestra di signori musicisti. Avevo con Mina un contratto a termine in quanto avrei dovuto fare il militare. Sapevo di non potermi permettere di fare la professione come gli altri in quanto mi ero prefissato di proseguire l’attività messa in piedi da mio padre, con grandi sacrifici, la concessionaria Citroen. Così arrivammo al settembre del 1969 al Lido di Venezia dove alla “Gondola d’ argento”, presentammo ”Amori miei”, la versione italiana di “Oh Happy day”, che si guadagnò la serata finale trasmessa dalla RAI in eurovisione. In quegli stessi giorni Mina doveva tenere un concerto con Claudio Villa e ci aveva chiesto di passare a prenderla al Grand Hotel. Così io e Bani andammo a prelevarla con il nostro furgoncino fiat 238 (con la scritta “i Domodossola” sulle fiancate per farci un po’ di pubblicità). Lei si sedette davanti in mezzo a noi come un qualunque umile orchestrale e di Lei scoprimmo un lato umano impensabile per un mostro sacro, con le paure del preconcerto e le emozioni che trapelano alla prima canzone. Poi dopo fu una grande esibizione come sempre. Alla fine la riaccompagnammo all’albergo, mano nella mano: questi sono per me ricordi indelebili. Dall’ambiente del festival, in cui abbiamo conosciuto e ci siamo esibiti con artisti come: Sylvie Vartan, Johnny Halliday, Georges Moustaki, Marcella Bella, Vanilla Fudge, Charles Aznavour ed altri sono piombato,10 giorni dopo, nella Scuola Militare Alpina di Aosta e con i capelli rasati quasi a zero, ho assistito, dallo spaccio della caserma, all’esibizione dei miei ex orchestrali al primo Festival di Sanremo a cui hanno partecipato. Mi aspettavano tempi duri ma ricevetti una lettera molto carina, che ancora conservo, scritta da Mina, con tanto di fiorellino disegnato di suo pugno che mi ha gratificato e lenito in parte, la sofferenza del primo periodo di naia. In caserma ho conosciuto un musicista che ha fondato il coro della Scuola Militare, voluto fortemente dal colonnello comandante, appassionato della materia. Questo musicista, Fabiano Monica di Parma, una volta congedatosi, ha proseguito nella carriera musicale ed è ora titolare della cattedra di direzione d’ orchestra al conservatorio G. Verdi di Milano, dopo aver diretto per 8 anni lafilarmonica di Sanremo ed altre rinomate orchestre, non solo in Italia. Costui prima di congedarsi ha pensato bene di fare il mio nome al colonnello per la direzione del coro cosicché mi ha praticamente blindato alla Scuola per tutto ilresto della naia. Un risvolto curioso è che ho dapprima cantato assieme e poi anche diretto Mauro Pedrotti che è l’attuale maestro e direttore del coro della SAT di Trento con il quale mantengo tuttora contatti ed amicizia. Sempre durante questo periodo ,avevo fondato un complessino con gli allievi per suonare nelle feste al circolo ufficiali, Capodanno compreso (a “gratis”). Finita la naia ho suonato 1 anno con “l’Unione ’70”, che mi impegnava raramente durante la settimana. Le serate erano prevalentemente nei weekend, dopodiché ho “attaccato gli strumenti al chiodo”. Ora suono solo per gli “avanzi di balera ossolani” e solo per beneficenza. La sola attività musicale che mantengo costantemente è quella con il coro SEO-CAI di Domodossola che ora dirigo, essendo il vice-maestro, al posto di Giampiero Marigonda. Ora che i miei due bravi figli recentemente mi hanno dato la gioia di due fantastici nipotini, spero che nella vita essi possano suonare e provare la gioia che ho provato io nel farlo. Penso anche che se nella mia vita fosse mancata la musica sarebbe stata una vita piu’ povera. Gigi saccani